Relationship economiche e scambi interculturali: la Sicilia verso nuovi orizzonti

I nuovi orizzonti siciliani puntano ad ovest, o meglio, a nord-ovest. Per incrementare lo sviluppo economico gli enti regionali prendono come esempio quello di un’altra isola: l’Irlanda. È proprio questo il tema portante della conferenza tenutasi la scorsa settimana nell’auditorium del Monastero dei Benedettini.

Dopo un breve saluto d’introduzione della prof.ssa D’Amico, si è iniziato a parlare della “questione irlandese” e delle lotte interne per l’indipendenza dal Regno Unito. Ma l’Irlanda non è solo lotta e sangue ma anche crescita economica e innovazione, come quell’attuata con l’introduzione della “fiscalità di vantaggio”, in altre parole quella politica d’agevolazione fiscale data dalla concessione di un deprezzamento accelerato dei beni capitale alle imprese straniere, così da attirare gli investitori. Ciò portò ad uno sviluppo dei settori elettronico, farmaceutico, informatico e dei servizi sanitari.

Questo argomento è stato trattato durante l’incontro sia da Brendan Keenan, economista dell’Irish Indipendent-Irlanda che da Ide Karney,economista dell’Economic and Social Research Institute di Dublino, da John Hume,premio Nobel per la Pace 1998, e da Enzo Farinella,direttore di Casa Italia Cultural Centre di Dublino. Quest’ultimo ha anche parlato dell’immigrazione italiana in Irlanda e degli “Irlandiani”,coloro cioè,che sono stati costretti ad emigrare dalla madre patria per trovare impiego ed una volta arrivati nel nuovo stato sono riusciti ad arricchirsi. Hume ha anche trattato del “Miracolo della Tigre Celtica”,ovvero il boom economico verificatosi in Irlanda a partire dagli anni ’70 dello scorso secolo.Tema trattato anche dalla Karney.

In materia di incentivi statali sono stati menzionati quelli stanziati dal Governo italiano nel mezzogiorno di cui si è occupato il dott. Amoroso,economista dell’Università di Roskilde-Danimarca,che ha introdotto l’argomento nel contesto “Sicilia e Mediterraneo”. È certo che gli approcci al problema economico da parte delle due isole sono differenti, come differenti sono sia la formazione storica, che parlando di Irlanda è celtica, mentre parlando di Sicilia è principalmente arabo-normanna.

La storia non è l’unica differenza tra le due, ma entrambe apportano un pezzo di mondo all’Europa(se per la Sicilia si parlerà di anima mediterranea per l’Irlanda si parlerà di anima atlantica). Per i paesi mediterranei molto hanno fatto gli scambi economici tra i vari paesi, come Africa e alcuni paesi Arabi e non, favoriti dalla vicinanza e dallo sviluppo dalle vie commerciali.
Se da un lato si è cercato di favorire questa apertura commerciale alla parte “mediterranea”,il nord Italia ci ha spesso precluso la possibilità di relazionarci con gli altri paesi al di fuori dei nostri confini;questo è stato accentuato dalla carenza di manodopera che preferì trasferirsi poco dopo la rivoluzione industriale a nord per cercare nuovi impieghi.

Ma non è un fatto isolato alla sola Italia, perché episodi simili si verificarono anche in Irlanda
quando, negli anni successivi alla rivoluzione, la manodopera, unica forza economica, si trasferì in Gran Bretagna. La crisi economica scaturita, si riuscì ad attenuare solo negli anni ’60 grazie agli interventi che lo stato attuò per attirare gli investitori esteri. Poiché durante questo periodo di forte crisi economica l’Irlanda era riuscita ad accumulare un debito pubblico che toccò l’elevato picco del 102% nel 1982, nel 1989 l’Unione Europea stanziò dei fondi strutturali per risanare il debito.

Grazie anche a questi fondi, che permisero il rialzo economico, l’Irlanda oggi è il paese più ricco d’Europa ed uno dei più ricchi al mondo. Questo metodo fu assunto anche dallo Stato italiano, che sempre a partire da quegli anni attraversò, secondo il prof. La Rosa,quattro differenti fasi che vanno da un vago tentativo di impegno pubblico, con la nascita dei primi partiti di sinistra, ad un vero e proprio stanziamento di fondi dei primi anni ’90. Il progetto, però, fu subito bloccato.

A questo punto entra in gioco l’Unione Europea, grazie all’autorità che rappresenta e alle leggi estremamente severe che ogni paese che vi aderisce deve rispettare. Proprio grazie a queste leggi una piccola economia come la nostra, o comunque come quella irlandese, può crescere e svilupparsi, dal momento che è protetta da questo rigore legislativo.

A conclusione dell’incontro, i presenti hanno sottolineato il fatto che nessuna economia può svilupparsi se manca l’istruzione, e proprio noi siciliani, che vantiamo una plurisecolare tradizione universitaria, dovremmo incentivare la crescita economica tramite la formazione culturale e lo studio.


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