Marcello, una vita dolce

Il volto, la persona, lo stile, la grande professionalità, l’uomo che per tanti anni è stato protagonista del cinema italiano ed internazionale, sono tutti elementi distintivi di un grande attore che ha segnato profondamente l’arte cinematografica.

 

Un ragazzo piacente, fumatore accanito, grande seduttore, quello sguardo dolce ed un sorriso sornione ed un po’ malinconico. Questo era il primo Marcello Mastroianni che si era avvicinato al mondo dello spettacolo, ma a distanza di anni quel ragazzo, che nel frattempo era diventato quasi una leggenda, non cambiò mai. Restò sempre un sognatore pensieroso, ma questa volta professionista. Ricordiamolo quel suo sguardo, quasi imbarazzato ed allo stesso tempo infiammato quando Anita Ekberg lo chiama dalla Fontana di Trevi. Quell’espressione e quel suo portamento cosi spontanei sono quelli che più ricordiamo di lui, anche quando per Marcello avanzavano gli anni.

 

È stato diretto dai maggiori registi di tutti i tempi in circa 150 film e nell’anno della sua consacrazione, il 1960, Federico Fellini lo chiamò per realizzare uno dei più famosi capolavori del cinema italiano: “La dolce vita”, pungente ritratto della decadenza romana di quei tempi e premiato, fra polemiche e contestazioni, con la Palma d’Oro a Cannes.

 

L’Italia non vuole dimenticarsi di lui e si appresta a ricordarlo a dieci anni dalla sua scomparsa, il 19 dicembre a Parigi. Naturalmente saranno riproposti sullo schermo alcuni dei suoi più importanti successi, come “I soliti ignoti”, “Ieri, oggi e domani”, “Una giornata particolare” “Il bigamo”, “Divorzio all’italiana” ed appunto “La dolce vita”, come succede spesso per celebrare la memoria di un grande attore scomparso. Inoltre verrà proposta la programmazione di un doppio appuntamento con il film documentario “Marcello, una vita dolce”, di Mario Canale e Annarosa Morri, presentato all’ultima edizione del Festival di Cannes ed in arrivo nelle sale. La pellicola, accompagnata dalle musiche di Armando Trovajoli e dalla voce narrante di Sergio Castellitto, unisce interviste, raccolte in diversi momenti della sua vita, brani dei suoi film, immagini riprese sui set, ricordi delle due sue figlie Barbara e Chiara e di attori, registi e persone a lui vicine, tra cui una delle ultime interviste a Philippe Noiret.

 

In una delle conversazioni con Mastroianni, alla fatidica domanda “Qual’è la scena di un film che non dimenticherà mai?” lui risponde, oltre a quella famosa della Fontana di Trevi, “La scena in cui Sofia mi fa lo spogliarello ed io mi metto ad ululare”. L’episodio è tratto dal film “Ieri, oggi e domani”, e dopo fu riproposto circa trent’anni dopo da Robert Altman nel film “Prêt à porter”. La Loren subito dopo la morte di Altman, nei giorni scorsi, ha dichiarato la propria contrarietà nel girare nuovamente quella memorabile scena ed ha rivelato quanto avesse contato l’insistenza di Marcello per indurla ad accettare. Probabilmente pensava che fosse irripetibile ed ormai irrealizzabile, ma per chi avesse visto quel film, ci si può ricordare come ancora una volta i due grandi protagonisti del nostro cinema italiano, anche a distanza di anni, avessero dimostrato tutta la loro grande professionalità, anche se con qualche ruga in più e con un po’ di nostalgia per gli anni passati, ma sempre con molto entusiasmo. Già, in molti ricordano questo binomio quasi inseparabile, Marcello e Sofia, e magari si sono sempre chiesti “si saranno mai innamorati?”. Probabilmente si, ma solo da attori.

 

Mastroianni, premiato due volte con la coppa Volpi, non ha mai vinto un Oscar, nonostante le fortune del cinema italiano all’estero. Nel 1990 alla mostra di Venezia gli fu conferito il premio alla carriera ed un anno dopo la sua morte il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Felice Laudadio, creò il premio Mastroianni, destinato ad una grande interpretazione maschile. Probabilmente Marcello non si rammaricò mai per non aver vinto l’Oscar, la sua fama e la sua grande professionalità infatti lo precedevano in ogni occasione e se in qualche circostanza c’era qualche attore che aveva qualche ripensamento o una perplessità, lui lo rincuorava sempre e gli diceva: “Non ti lamentare, non lo sai che noi facciamo il lavoro più bello del mondo? Pensa, siamo pagati per giocare!”


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