Home Sweet Home

Catania – Dalla cucina fuoriesce un profumo invitante, che riempie i pianerottoli e le vie circostanti dell’edificio. Un odore che rimanda senza ombra di dubbio ad un piatto tipico della cucina spagnola: è la tortilla di patate. La “cuoca” in questione è Pilar, 24 anni, dalla Spagna. Viste le circostanze ha raccolto i suoi capelli castani in una piccola coda. Assieme a lei c’è anche la 25enne Marta, capelli ondulati alle spalle, occhi chiari. Il loro appartamento è situato nei pressi di piazza San Domenico.
Le due ragazze abitano lì da qualche giorno e non osano fare troppi rumori. O almeno per ora. Visti i pregiudizi che regnano sugli Erasmus, “sono troppo chiassosi”, meglio dare una buona impressione. In che modo? “Prendendoli per la gola!”, afferma Pilar sorridendo, mentre con una bottiglia d’olio in una mano, la padella nell’altra, è impegnata a rosolare le patate. Il cibo, si sà, mette d’accordo tutti. E da brave spagnole socievoli e calorose hanno invitato un po’ di gente a cena, per farsi dare il benvenuto, facendo assaporare i gusti caratteristici della loro terra. Tra qualche ora, il loro trivani sarà gremito d’ospiti. In effetti il loro appartamento è abbastanza accogliente: le pareti sono come nuove, probabilmente sono state pitturate da poco. Così come in buone condizioni sono il bagno, la cucina e le camere da letto. In più hanno anche un impianto d’aria condizionata. Ma l’accessorio più importante si trova in uno scantinato piccolo e umidiccio. Lo si raggiunge uscendo dall’appartamento e scendendo giu’ per le scale: si tratta della lavatrice.

“Questo elettrodomestico è indispensabile per noi Erasmus. Purtroppo non tutti gli appartamenti in affitto a studenti ne hanno una. In tal caso l’unica alternativa sarebbe quella di portare i nostri vestiti in una lavanderia, che pero’ costa 8 euro alla volta!”, continua a spiegare Marta. Per questo, poco importa se è collocata in un posto che è l’habitat ideale per topi e scarafaggi e se devono dividerla con il resto dei condomini! Perché al primo posto delle loro necessità c’è la “lavadora”, come la chiamano loro. Occorre qualche “extra” del genere per far lievitare i prezzi delle camere in affitto: le ragazze pagano la bellezza di 200 euro mensili a stanza singola, escluse le spese di luce e acqua. “Ma almeno abbiamo tutto cio’ che ci serve”, dicono.

E trovare una casa che corrispondesse alle loro esigenze non è stato facile. Così come non lo è per qualsiasi altro studente, ancor più se “straniero”.
Infatti oltre alle due spagnole, di Erasmus ne sono arrivati tanti altri durante il secondo semestre di quest’anno accademico, provenienti da ogni parte d’Europa: spagnoli, portoghesi, austriaci, tedeschi, polacchi, finlandesi, cechi. E tutti hanno scelto Catania come città ospitante. Il motivo? “Great food, beautiful weather, beautiful people! (si mangia bene, il tempo è bello, bella gente, ndr)” ritengono Lucas e Adam, due ragazzi biondissimi e altissimi provenienti dalla Polonia. A caldo sono queste le loro sensazioni, espresse appena dopo la cerimonia dell’ “Erasmus welcome day”. Le loro opinioni si fermano ai soliti luoghi comuni con cui gli stranieri sono soliti dipingere l’Italia. E basta poco a far crollare questi stereotipi. Non per tutti l’impatto con Catania è  “amore a prima vista”. Daniel (27) e Melanie (22), due studenti tedeschi, ne sono l’esempio: “Questa città è troppo caotica. C’è troppo traffico, le strade sono sempre tutte intasate. E tutto ruota attorno ad esse. Voglio dire, a parte la Villa Bellini qui non ci sono altri spazi verdi, tipo dei parchi, in cui si possano trascorrere delle ore in totale tranquillità”, osserva Melanie. Ma un fatto positivo è che “Catania rispetto ad altre città italiane è la meno cara”, secondo un altro studente, Petr, arrivato da Praga.

Sono punti di vista del tutto collegati ai contesti culturali e sociali in cui si vive. 180 euro per una camera singola, se possono sembrare “pochi” per uno studente proveniente dal nord Europa, risultano “un po’ troppi” per altri. I costi delle camere in affitto a Catania, infatti, vanno mediamente da 150 – 200 euro mensili, spese varie escluse. E questo lo confermano l’austriaco Josef, che paga 160 euro, Jana da Praga (150), Vasco dal Portogallo (130), Franziska dalla Germania (162), Sara da Barcellona (185).   
Ma il problema dei prezzi è strettamente collegato ad un altro aspetto che tra i ragazzi diventa oggetto di numerose polemiche. Basta rivolgere la domanda: “Cosa ne pensi degli appartamenti e delle camere in affitto qui a Catania?”, che subito partono gli sfoghi. L’ “avventura” per uno studente Erasmus inizia proprio con la ricerca di una sistemazione, comunemente chiamata “stanza singola/doppia”. Alcuni si organizzano già nel loro paese di provenienza e su internet cercano tutte le info a loro necessarie e prendono dei contatti. A quanto pare qui “i siti internet e il personale degli uffici relativi agli Erasmus funzionano abbastanza bene in questo senso”, a detta di Petr. Quindi nessun problema per chi si organizza già in partenza. Pilar la pensa diversamente.

L’università non le è stata di grande aiuto riguardo alla ricerca di una camera. Però adesso c’è l’International House, sede per gli Erasmus inaugurata con tanti buoni propositi. Sembra lasciare un velo di speranza: “Almeno c’è un punto di riferimento per noi. Ma è ancora tutto da vedere…”, sostiene. C’è anche chi arriva completamente disorganizzato. Uno di questi è un altro tra gli spagnoli, ed è il 27enne Rafa. Sta aspettando che si liberi una stanza, e nel frattempo si organizza stile campeggio: dorme in un sacco a pelo a casa di conoscenti. Non è certo una situazione molto comoda. Ma che importa infondo. L’importante è “avere un tetto sotto cui ripararsi”.

Bisogna armarsi di tanta pazienza. Quando ci si tuffa nel mondo degli annunci è facile accorgersi che “si affitta veramente di tutto, qualsiasi mansarda o soppalco viene trasformato magicamente in una camera singola”, lamenta Pilar. E quando a questi problemi si aggiunge quello della lingua, della città e della gente che non si conosce, è piu’ facile cadere in qualche “trappola” ed essere presi in giro. Ad incominciare dalle condizioni imposte da parte dei proprietari degli appartamenti: “niente feste in casa che disturbino i condomini, niente animali domestici…”. E fin qui tutto nella normalità. Anche perché degli “animaletti da compagnia” nelle case degli studenti universitari ci sono già: piccoli scarafaggi, blatte e insettucci vari che vagano dalla cucina, al bagno, alle stanze.

Ma l’interesse numero uno dei proprietari, è la “caparra”, una garanzia che consiste nel farsi anticipare qualche mese d’affitto che assicuri cosi’ la permanenza degli studenti. Cosa che avviene comunemente per tutti. Per gli Erasmus, però, i mesi in più da pagare possono diventare anche tre o quattro: “Quando non sai bene come funziona con le camere in affitto, i proprietari degli appartamenti se ne accorgono. E qualcuno ne approfitta per fare il furbo”. Marta ricorda amareggiata: “prima avevo preso una stanza in un altro appartamento. E la proprietaria mi aveva chieso di anticiparle 3 mesi di affitto, il totale di 600 euro, promettendomi di restituirmi il tutto in qualsiasi momento avessi deciso di lasciare”. Purtroppo ai fatti, le cose sono andate diversamente: la “gentile signora” non ha restituito un solo euro e ha anche minacciato di chiamare un avvocato se la ragazza avesse avuto qualcosa da ridire.

Brutta storia questa, che rischia di “compromettere” il suo giudizio sulla città che la ospita e sui catanesi.
Stessa cosa vale per la tedesca Melanie, che fin dai suoi primi giorni non ha avuto proprio delle belle esperienze: “La prima casa che io ed il mio fidanzato Daniel abbiamo preso a Catania, in via Vittorio Emanuele, si è rivelata un vero incubo!”. Inizia a raccontare e man mano che va avanti l’espressione del suo viso si fa sempre più schifata: “Sul soffitto c’erano delle ragnatele impressionanti, sulle pareti muffa, umidità… creando un mix di odori veramente abominevoli!”
Immaginare di continuare a vivere in una situazione del genere è quasi impossibile, anche quando si pagano “solo 140 euro” in due. Infatti i ragazzi da quella casa sono scappati a gambe levate. Perché il loro soggiorno non era reso difficile solo dalle condizioni della casa. Anche i coinquilini avevano delle abitudini particolari: “Una ragazza invitava gente in casa e facevano casino fino alle 4 del mattino! E questa situazione si ripeteva continuamente”. Per dei tedeschi, che di solito ci tengono al silenzio, un vero inferno. Per non parlare degli automobilisti in giro per le strade: la ragazza è stata anche vittima di un incidente al piede, in seguito ad un automobilista “distratto” che glielo ha letteralmente schiacciato.
Dopo tutto questo Melanie più volte è stata tentata dall’idea di prepararsi la valigia e tornare in Germania. Ma ora sembra che il suo soggiorno a Catania stia prendendo una piega migliore rispetto a quella iniziale, per fortuna.
Adesso vivono in un appartamento con altre 4 persone, condividono una camera doppia a 300 euro,  al “confine” con il quartiere popolare San Cristoforo. “Sappiamo che non è una delle zone piu’ “in” di Catania. E da stranieri diamo parecchio nell’occhio quando andiamo in giro per la zona” Certo, non possono nascondere la loro provenienza “nordica”. Lui è biondo, occhi azzurri, lei ha la pelle chiara e i capelli rossi: non proprio i tratti somatici da tipici mediterranei. “Ma eravamo cosi’ frustrati dalla nostra prima esperienza che, avendo visto che questo appartamento è ok, l’abbiamo preso subito, fregandocene della zona. E anche dei coinquilini non possiamo lamentarci”, aggiunge Daniel. 

Tra corsi di lingua italiana e lezioni varie nelle facoltà catanesi, non può mancare la vita notturna. Una volta terminate le lezioni e messi da parte i libri, si parte all’esplorazione dei locali del centro. Già, il progetto Erasmus significa anche: uscire, conoscere gente, divertirsi. Per molti si tratta soprattutto di questo. Non perdono una serata. E sotto questo punto di vista Catania non delude i suoi ospiti. “Qui è possibile divertirsi senza spendere cifre esorbitanti. Perché molti locali del centro sembrano adattarsi alle “possibilità” di uno studente universitario”, ritiene Petr soddisfatto. Del resto è un esperienza che si può fare solo una volta nella vita. E bisogna godersela fino in fondo.


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