La questione palestinese in 15 date

“La perfetta civiltà non può sussistere senza la barbarie perfetta”.

Questa frase, bianco su nero su una delle due lavagne dell’aula A1, è la traccia della lezione tenutasi poco prima fra le le stesse quattro mura che ospiteranno il seminario-dibattito sul Medio Oriente. Che la citazione leopardiana sia un segno o un monito del destino, non ci è dato saperlo.

Questo dell’uno marzo 2005 è solo il primo di una trilogia di incontri, organizzati dalla Facoltà di Lingue (per l’esattezza dalle cattedre di Francese e Spagnolo II, sotto la coordinazione di Raffaele Laudani) nell’ambito della Convenzione per la pace, che si concluderà giovedì tre marzo. Protagonista, sia dell’incontro del primo marzo sia dei due successivi, la grande esperienza di Dominique Vidal, caporedattore aggiunto del francese “Le Monde diplomatique”, su un tema che “è d’attualità praticamente da sempre” –ammette Vidal stesso–, e cioè quella “questione palestinese” su cui da tempo immemorabile scorrono fiumi d’inchiostro senza che s’intraveda un barlume di speranza di soluzione. “Senza giustizia, senza il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione dei popoli, non può esserci pace”, è la riflessione con cui il preside Antonio Pioletti dà il la alla discussione.

Ma il nostro illustre ospite non se la sente di iniziare senza ricordare -con un filmato- Giuliana Sgrena (e con lei Florence Aubenas e Hussein Hanoun), e l’impegno di tutti coloro che hanno lavorato e continuano a lavorare in Iraq per raccontare la verità su questa guerra. Perché in fin de conti tutte le guerre si somigliano, quando il bilancio delle vittime riporta sempre troppi innocenti (“E i Palestinesi hanno ucciso più arabi di quanti non ne abbiano uccisi gli Israeliani” fa notare il giornalista-storico, giusto per citare un esempio).

Il conflitto israelo-palestinese non è da meno. È la sua storia, la storia di questo conflitto a partire dalle sue origini più antiche, che Dominique Vidal cerca di raccontarci stasera. La “Storia della questione palestinese in quindici date” comincia dal lontano 147 d.C., col fallimento della rivolta anti-romana del popolo ebraico che gli si ritorce contro e dà inizio ad un esodo cui la Storia ha offerto presunte soluzioni sempre diverse. Così il nostro excursus passa attraverso la fondazione del movimento sionista nel 1896, l’appoggio britannico e il britannico voltafaccia nei confronti degli israeliti, il primo leggendario piano di spartizione datato 1947, la proclamazione dell’indipendenza di Israele, la nascita dell’OLP, l’Intifada (la prima e la seconda), la stretta di mano tra Rabin e Arafat a Camp David, l’assassinio di Rabin, per arrivare al luglio del 2000, all’incomprensione tra Arafat e Barak che mette la parola “fine” alle speranze cui Camp David aveva dato vita.

“Le responsabilità di questi continui fallimenti?”, è una delle domande degli intervenuti al seminario. “Tutte le parti che hanno avuto in passato o hanno tuttora un qualche ruolo nel conflitto hanno le loro responsabilità.” risponde Vidal “Gli Israeliani, come i Palestinesi, come la comunità internazionale. Le mire colonizzatrici di parte del movimento sionista, il rifiuto dei palestinesi di tentare di comprendere le ragioni del loro “nemico”, l’indifferenza o –peggio– l’accanimento anti-palestinese dei paesi arabi, l’intromissione di potenze come gli Stati Uniti o (ai tempi) l’Unione Sovietica che proposero piani di spartizione senza mai farli applicare definitivamente. Ciascuna delle parti in gioco dovrebbe farsi carico delle proprie responsabilità. La comunità internazionale per prima dovrebbe fare in modo di tutelare i territori a rischio, sviluppare un’efficace protezione tanto dei palestinesi quanto degli israeliani, imporre una volta per tutte una negoziazione. Perché le soluzioni al conflitto esistono. Andrebbero solo applicate”.

L’espulsione dei palestinesi rivisitata dai “nuovi storici” israeliani e sionismo/post-sionismo saranno gli argomenti degli altri due seminari. “Paradossalmente, l’unica garanzia di sopravvivenza per lo stato d’Israele è la creazione di un vero stato Palestinese”. È questa la lezione che secondo Dominique Vidal tutto il mondo dovrebbe imparare.

www.monde-diplomatique.fr
www.un.org/Depts/dpa/qpal/index.html
www.equilibri.net/oriente/israele1104.htm

 


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