«Il loro comportamento, in tempi di crisi occupazionale, infastidisce ancora di più», dice Roberto Barbagallo. Il primo cittadino punta il dito contro i dipendenti finiti al centro dell'indagine della procura di Catania, che mercoledì saranno ascoltati dal gip. L'amministrazione attende le carte sugli altri 47 coinvolti
Comune Acireale, 15 sospesi per assenteismo Sindaco: «Valuteremo possibilità di licenziare»
Il Comune di Acireale sospende dal lavoro 15 dei 62 dipendenti coinvolti nell’indagine sull’assenteismo coordinata dalla procura di Catania. Si tratta dei comunali la cui condotta era apparsa più grave rispetto a quella di altri colleghi. Tale da giustificare la notifica di misure cautelari e la conseguente convocazione dal giudice per le indagini preliminari mercoledì 17: «Abbiamo solo applicato quello che prevede la legge», spiega a MeridioNews il sindaco Roberto Barbagallo.
I destinatari della sospensione sarebbero i tre lavoratori comunali finiti agli arresti domiciliari (Venera Lizio, dell’ufficio notifiche, classe 1971; Orazio Mammino, ex responsabile dell’ufficio tributi, classe 1967; Mario Primavera, dell’ufficio lavori pubblici, classe 1957) e i 12 ai quali, invece, è stato imposto l’obbligo di firma (Antonio Grasso, Mario Cocilovo, Giuseppe Calvagno, Carmelo Di Bartolo, Carmelo Amore, Pietro Currò, Anna Maria Anastasi, Teresa Messina, Orazio Musmarra, Pietro Valerio, Salvatore e Santo Trovato). Tutti e 15 dovranno rispondere della loro condotta davanti al gip Giovanni Cariolo.
Il provvedimento di sospensione – che il sindaco aveva preannunciato a MeridioNews – precede la valutazione che toccherà invece alla commissione disciplinare, composta dai dirigenti comunali: «Sarà esaminato il comportamento di ognuno di loro, stando ai documenti in nostro possesso. E saranno presi gli opportuni provvedimenti, tra i quali c’è anche la possibilità di licenziamento», spiega il sindaco. Il Comune attende inoltre di ricevere dalla procura comunicazioni anche sugli altri 47 impiegati comunali coinvolti nell’inchiesta. Ma che sono stati denunciati a piede libero.
Potrebbero dunque essere avviati anche altri procedimenti disciplinari: «Ognuno è responsabile delle proprie azioni, e chi ha sbagliato deve pagare», dice Barbagallo. Comportamenti come quelli messi in evidenza dall’inchiesta condotta dalla procura di Catania non sono nuovi, in Italia. Di recente ha fatto scalpore nazionale la vicenda del dipendente del Comune di Sanremo che timbrava in slip il tesserino. «Sono atti che infastidiscono oggi più di ieri – conclude il sindaco di Acireale – perché commessi in tempi di crisi economica, in cui la disoccupazione è tra i problemi principali delle famiglie».