Droga Albania-Sicilia, indagini sull’ex ministro Ok dal parlamento albanese ma niente arresto

La maggioranza del parlamento albanese ha votato per consentire alla procura di Tirana di indagare l’ex ministro dell’Interno Saimir Tahiri. Sospettato, ormai da alcuni anni nel paese balcanico, di essere vicino al mondo del narcotraffico di marijuana. Un passaggio, quello di questa mattina in aula, arrivato dopo l’inchiesta del Gico della polizia tributaria della guardia di finanza di Catania da cui è scaturita l’operazione Rosa dei venti. Con la quale i militari hanno fatto luce su un presunto cartello che dall’Albania si occupava di importare marijuana nella Sicilia orientale. Un’indagine apparentemente come tante ma che dietro i nomi di due indagati, Moisi e Florian Habilajnasconde un legame di parentela proprio con l’esponente del partito socialista, in carica come ministro del governo del premier Edi Rama fino a marzo 2017.

I cugini di Tahiri sarebbero al vertice di questa organizzazione e in alcune intercettazioni, secondo quanto si legge negli atti dell’inchiesta svelati da MeridioNews, facevano riferimento a soldi da restituire a «Saimir», per gli inquirenti identificabile nella persona dell’ex ministro. Il clima oggi in parlamento non era sereno, come del resto non è tranquilla la situazione politica da diversi giorni a oggi. I deputati hanno dato il via libera al blocco del passaporto del politico e alla possibilità per la polizia di procedere ad alcune perquisizioni. Si è concluso invece con un nulla di fatto l’altro voto: ossia quello che prevedeva l’arresto di Tahiri. 

Proprio l’uomo più discusso in questo momento in Albania ha aperto la seduta di voto: «Non mi aspetto giustizia da voi – spiega riferendosi ai colleghi d’aula – ma dal tribunale. In questo senso siete liberi di procedere come volete». Tra una dichiarazione e l’altra c’è stato spazio anche per un fuori programma, quando alcuni parlamentari dell’opposizione che hanno esposto dei cartelli con scritte contro il traffico di droga e la criminalità organizzata. Tra le file di chi vorrebbe Tahiri fuori dai giochi impazza però anche un’altra polemica legata a un documento mostrato ieri dal politico del partito socialista per allontanare i sospetti che lo riguardano. Ovvero un foglio, con alcuni timbri della procura di Catania, in cui viene messo nero su bianco che l’ex ministro, almeno fino alla data di ieri, non sarebbe sottoposto a indagini. Il condizionale però, almeno per chi ha fatto esplodere la polemica, è d’obbligo. In quanto ci sono diversi dubbi in Albania sull’autenticità di quel documento.

Sul fronte giudiziario intanto, dopo l’arresto a Valona, in Albania, di Nezar Seiti, a mancare all’appello è soltanto Florian Habilaj. Latitante ma soprattutto cugino di Tahiri e fratello dell’altro indagato Moisi Habilaj. Gli avvocati si stanno muovendo per ottenere la revoca delle misure cautelari e sono stati già presentati i ricorsi al tribunale del Riesame. L’udienza è stata fissata per il 31 ottobre


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