Cara Mineo: pubblicata l’attesa gara, valore 50 milioni Servizi in quattro lotti e accoglienza per 2.400 migranti

Quasi 50 milioni di euro a base d’asta, quattro pacchetti di servizi e spazio per 2400 richiedenti asilo nel territorio della provincia di Catania. Sono queste le principali caratteristiche del bando appena pubblicato per il nuovo centro di accoglienza etneo. Una gara d’appalto triennale per la struttura che sostituirà il Cara di Mineo, travolto dalle inchieste giudiziarie (vedi alla voce Mafia Capitale) e dalle inefficienze lamentate, in primo luogo, dagli ospiti. Adesso la prefettura pubblica i dettagli del nuovo affidamento: il termine per presentare le offerte è fissato all’8 novembre e l’apertura delle buste per il 14. La prima novità rispetto al passato è evidente sin dalla prima pagina del bando e risponde a una sollecitazione dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione: quattro lotti per quattro servizi diversi. Se nel 2014 la gara prevedeva un unico affidamento del valore di 97 milioni di euro, adesso l’appalto ha un importo dimezzato e le aziende – singole, consorziate o raggruppate – possono aggiudicarsene uno soltanto

Il primo lotto vale quasi 16 milioni e 900mila euro. Include i servizi ai migranti, la loro registrazione, l’amministrazione del centro di accoglienza e, insieme, anche l’assistenza sanitaria. Il secondo lotto riguarda i pasti e ha un valore che supera i 19 milioni di euro. Terzo e quarto lotto sono quelli di importo più basso: uno riguarda la pulizia e l’igiene ambientale della struttura (tre milioni e mezzo di euro), l’altro la fornitura di indumenti, biancheria, schede telefoniche e pocket money da 2,50 euro al giorno (nove milioni e 800mila euro). Cifre che devono servire a garantire accoglienza e assistenza ai 2400 migranti previsti: ben 600 in meno rispetto al contratto precedente. Resta da capire, però, se questo numero include anche quello delle persone che saranno accolte all’interno del futuro hotspot, in attesa di essere identificate. Il numero massimo però è derogabile in base ai momenti di emergenza. E di conseguenza anche ciascun importo dei quattro lotti potrà aumentare di oltre la metà nel caso in cui «il numero e la frequenza degli arrivi di migranti nel territorio nazionale rendano necessario, come accaduto in passato, un incremento delle capacità ricettive della struttura di accoglienza».

Nell’appalto è prevista, inoltre, la possibilità che l’immobile dove sistemare le 2400 persone sia «di proprietà o nella disponibilità dell’amministrazione dell’Interno, o comunque di proprietà demaniale». In questo caso, l’ente gestore (che sarà il vincitore del lotto 1, cioè chi avrà la responsabilità dell’amministrazione del centro di accoglienza) non dovrà pagare alcun canone di locazione né le utenze, che rimarranno a carico dello Stato. A questo ultimo punto è legato uno degli obblighi ai quali dovranno assolvere le imprese partecipanti: prima di formulare l’offerta economica dovranno fare un sopralluogo al Cara di Mineo, oppure «nel centro che verrà successivamente individuato». Pena l’esclusione dalla partecipazione alla gara.

Quella appena pubblicata è la procedura a evidenza pubblica più importante per la gestione dei migranti nel territorio etneo. Da dicembre 2012 a luglio 2014 il Cara era stato gestito con un sistema di proroghe volute dal Consorzio calatino Terra d’accoglienza, ente attuatore della struttura di Mineo. Dopo due anni, l’appalto triennale era andato all’associazione temporanea d’imprese Casa della solidarietà, composta da Senis Hospes, consorzio Sol. Calatino, consorzio Sisifo, Cascina Global Service, Pizzarotti (proprietaria del residence degli aranci) e comitato provinciale della Croce Rossa. Essenzialmente le stesse realtà che avevano ottenuto le proroghe nel biennio precedente e che erano state giudicate vincitrici, tra gli altri, da Luca Odevaine, componente della commissione. Quest’ultimo, accusato di turbativa d’asta e falso proprio per l’appalto di Mineo, ha patteggiato a Catania una condanna a sei mesi e 600 euro di multa. Secondo la procura etnea, dietro al Cara ci sarebbe stato un vero e proprio sistema basato su promesse di posti di lavoro in cambio di voti. Un’inchiesta in cui risultano coinvolti anche il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione, la sindaca di Mineo Anna Aloisi, di Ncd, e Paolo Ragusa, presidente del consorzio Sol Calatino


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