L’instancabile pusher che spaccia mentre mangia spaghetti  Il suo turno in via Capo Passero ogni giorno dalle 13 alle 15

Casa e putìa. Tra i palazzoni della storica via di Capo Passero nel quartiere San Giovanni Galermo, Antonio Calì non solo ci abita ma, a pochi numeri civici di differenza, porta avanti la propria attività di «indefesso e attivissimo spacciatore». Tanto che non si ferma nemmeno per la pausa pranzo. Il 36enne è uno degli arrestati della maxi operazione Skanderbeg ed è accusato di fare parte del quartetto che si sarebbe occupato della piazza di spaccio al civico 129, attiva nella fascia oraria tra le 13 e le 15. Un turno non proprio comodo per pusher e vedette ma piuttosto frequentato dagli acquirenti. Motivo per cui è meglio non fermarsi per pranzare seduti a un tavolo. E, così, le telecamere dei carabinieri hanno ripreso Calì mentre, in mezzo alla strada, mangia un piatto di spaghetti. Lo tiene con una mano e, nel frattempo, con l’altra passa attraverso il finestrino di un’auto un pacchettino con della sostanza stupefacente a un cliente. Quando la macchina riprende la corsa, lui afferra di nuovo la posata e addenta una forchettata di spaghetti

Antonio Calì

Adesso, anche lui è finito in carcere accusato di fare parte di 
un’associazione che avrebbe comprato e rivenduto marijuana e cocaina in una delle dodici piazze di spaccio gestite dal clan Nizza sotto il controllo di Michele Lorenzo Schillaci, detto l’albanese. Al 129 di via di Capo Passero, Calì avrebbe svolto sia il ruolo di «instancabile pusher» ma anche quello di vedetta di strada e, talvolta, sarebbe stato anche l’addetto alla riscossione del denaro. Quello è il suo posto fisso, solo saltuariamente si sposta o cambia orario. Viene ripreso sempre nello stesso posto anche nel turno precedente (che va dalle 7.30 alle 13.00) e durante quello successivo (nella fascia oraria tra le 15 e le 21.30), ma anche nel turno mattutino (dalle 8 alle 13) nella piazza di spaccio al civico 113, proprio sotto casa. 

Dal 12 ottobre al 7 dicembre del 2018 
Antonio Calì non salta nemmeno un turno. È presente ogni giorno e, con la sua borsa di colore blu e bianco a tracolla e la radio trasmittente per mantenere i contatti con le vedette, consegna involucri di carta argentata, stecche, involucri di colore bianco, palline di cocaina. La scena ripresa delle telecamere istallate dagli inquirenti è sempre la stessa: arriva una macchina o un motorino e si accosta accanto a Calì. Dopo un breve dialogo con il conducente, il 36enne prende i soldi e si dirige sotto i portici. Poco dopo torna vicino al veicolo rimasto in attesa e consegna la dose al conducente che si allontana mentre Calì resta in strada. E si ricomincia: in una giornata tipo questa scena si ripete almeno una cinquantina di volte. In molti casi, tra una cessione e l’altra, non passa nemmeno un minuto. Qualche volta Calì viene ripreso anche mentre fornisce indicazioni precise agli acquirenti su dove fermarsi per comprare la droga dagli altri sodali (Salvatore Celano, Piero Rapisarda e Antonino Trovato) che, stando a quando emerso dalle indagini, insieme a lui avrebbero organizzato e gestito lo scomodo turno 13-15 al civico 129.


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