Timpa di Leucatia, una palazzina dentro al polmone verde Sospesi lavori nel cantiere di proprietà della ditta Dusty

Con un provvedimento amministrativo il Comune di Catania ha sospeso i lavori alla Timpa di Leucatia. La decisione è arrivata dopo i primi rilevamenti fotografici da parte degli uffici di Palazzo degli Elefanti sulla scorta delle segnalazioni di alcuni gruppi politici e associazioni attive in città. Nel provvedimento viene indicato che il cartello del cantiere riporta un nome diverso da quello specificato nella dichiarazione di inizio attività. Inoltre, sempre da quanto dichiarato dal Comune, il cartello del cantiere riporta un permesso di costruire mai rilasciato. 

Il grande polmone verde nelle zone di Barriera del Bosco e Canalicchio da giorni era finito al centro del dibattito cittadino, da quando le associazioni ambientaliste Sicilia Antica, con un esposto in procura, e Stelle e Ambiente, con una richiesta di accesso agli atti, hanno segnalato la presenza di camion carichi di terra e operai su Monte San Paolillo. Elementi che hanno spinto gli attivisti a denunciare l’esistenza di un cantiere all’interno dell’area che in passato è stata interessata da scavi archeologici che hanno portato alla luce elementi di epoca preistorica, classica e una tomba romana. Tra i resti storici, anche dei bunker risalenti alla Seconda guerra mondiale. Il tutto in una sorta di giardino segreto, separato dalla città solo dall’intricata vegetazione, oltre la quale un ruscello era diventato casa di lenticchie e menta d’acqua, granchi di fiume e acanto. Punto di partenza dell’acquedotto benedettino, oggi nell’area si assiste a un cantiere su alcuni fabbricati, ex ruderi che diventeranno una palazzina. I lavori rispondono al progetto di Dusty Immobiliare, società controllata al cento per cento da Dusty Srl, che a Catania si occupa di raccolta dei rifiuti. L’area è stata acquisita dalla società a luglio del 2007, quando sono partiti dei lavori di riammodernamento. Due anni dopo però, nel 2009, una segnalazione di Legambiente blocca tutto e il cantiere viene sequestrato. Adesso, dopo più di dieci anni, le operazioni riprendono. 

«Ci chiediamo chi ha accatastato e fatto acquisire i terreni e come hanno fatto la Soprintendenza e il Genio civile a concedere i permessi. Qual è l’iter che ha portato al dissequestro?». A porre i quesiti è Giuseppe Sperlinga, presidente dell’associazione Stelle e Ambiente, onlus che si occupa di ricerca scientifica ed ecologia. «Nel 2019 la Soprintendenza ha rilasciato le autorizzazioni a procedere perché in quel terreno ci sono vincoli generici – aggiunge Sperlinga – Noi vorremmo che la zona abbia un livello di protezione 3, un grado più alto che non permette interventi. Adesso, a prescindere dalle autorizzazioni, la morfologia del terreno è ormai alterata, nonostante si tratti di una delle zone umide più importanti della città». Nonché rara a soli pochi passi da larghe strade e alti palazzi. A raccogliere i quesiti delle associazioni, è stato il Movimento 5 Stelle. In città con il consigliere etneo Graziano Bonaccorsi, che ha richiesto un’attività ispettiva al direttore dell’ufficio Urbanistica del Comune di Catania Biagio Bisignani. Bonaccorsi ha anche interpellato la Soprintendenza e il Genio civile chiedendo che venga fatta chiarezza sui procedimenti. La questione è arrivata anche all’Ars, dove la deputata catanese Gianina Ciancio ha presentato un’interrogazione. «Attendiamo risposte da parte degli organi comunali – dichiara Ciancio a MeridioNews – La Soprintendenza ci ha fornito documenti che stiamo verificando. Nessuna risposta è stata ancora data al consigliere Bonaccorsi». 

In un primo tempo il Comune si era detto impossibilitato a rispondere. E persino a verificare. Il 21 aprile era stata convocata una commissione per fare chiarezza: alla seduta, aveva partecipato proprio il direttore dell’Urbanistica Bisignani che aveva fatto notare come l’ente avesse pochi documenti sulla vicenda, dato che tutte le carte erano state sequestrate dalla magistratura 12 anni fa. Dal canto suo, la Soprintendenza non avrebbe riscontrato difformità o criticità, in una zona dove sarebbe presente solo un vincolo paesaggistico, dando parere favorevole ai lavori su alcuni casolari. 

A difendere il cantiere è stata la rappresentante di Dusty Rossella Pezzino de Geronimo. «Alcuni soggetti hanno l’errata convinzione che il terreno sia pubblico – spiega – È invece privato ed è stato catastato da chi è arrivato prima di me. Stamattina (ieri per chi legge, ndr) è intervenuta la polizia che ha identificato alcuni soggetti che si erano introdotti nel terreno». La proprietaria ribadisce l’assoluta regolarità del cantiere. «Dusty Immobiliare sta recuperando alcuni fabbricati di proprietà con interventi che rigorosamente coniugano l’interesse privato con la tutela dei luoghi». Quello che tecnicamente si intende per recupero è sostanzialmente una demolizione dei fabbricati preesistenti e la costruzione di una nuova opera con uguale volumetria. In questo caso con destinazione residenziale. «La variazione catastale è stata rilasciata nel 2007: abbiamo agito con la dichiarazione di inizio lavori – conferma Pezzino de Geronimo – quale titolo edilizio sostitutivo al permesso di costruire, considerato che i vincoli urbanistici erano decaduti. Abbiamo agito soltanto su un fabbricato». E a chi invocava maggiori controlli, l’imprenditrice, prima di venire a conoscenza della decisione del Comune di sospendere i lavori, aveva risposto: «Siamo sempre disponibili a consentire gli accessi agli organi preposti: abbiamo tre autorizzazioni paesaggistiche e tre del Genio civile. Non permetteremo – conclude – la violazione del nostro diritto di poter abitare l’area nel pieno rispetto della normativa vigente».


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