La speranza di nuova vita per sei beni tolti alla mafia Dal parco giochi alla colonia marina con i fondi del Pnrr

Un parco giochi nel quartiere San Giorgio, una colonia marina per i bambini a Vaccarizzo, uno spazio aggregativo per i ragazzi di Librino e un centro di prevenzione della marginalità nel centro storico. Potrebbe essere questa la nuova vita di alcuni beni confiscati alla mafia a Catania per i quali è già stato pubblicato un avviso per la presentazione di progetti da finanziare con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Stando agli ultimi cinque provvedimenti pubblicati dalla direzione Patrimonio del Comune e firmati dal direttore Gianpaolo Adonia, per comunicare la nomina dei Rup e dei progettisti, possono essere presentate proposte per il recupero, la ri-funzionalizzazione e la valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata con opere di demolizione e ricostruzione, di ristrutturazione e adeguamento per la restituzione alla collettività e il reinserimento nel circuito legale del territorio. 

Per ognuno degli immobili è specificato che «necessita di importanti interventi di manutenzione». Una precisazione che non stupisce, visto lo stato in cui versano case, palazzi, ville e terreni che hanno simboleggiato il potere mafioso nel capoluogo etneo. Tra questi c’è la bottega di via Castello Ursino che era diventata un caso: confiscata definitivamente nel 2011 al boss di Cosa nostra Natale D’Emanuele – il capostipite della famiglia che controllava il monopolio del business delle onoranze funebri anche grazie alla parentela con lo storico boss mafioso Nitto Santapaola – è entrata a far parte del patrimonio indisponibile del Comune dall’agosto del 2014. Da allora però, a causa di un «pessimo stato di manutenzione» messo nero su bianco anche nel documento, non è mai stata utilizzata. In passato c’era stata l’idea di farne un laboratorio di formazione per un progetto di sartoria per fasce svantaggiate, poi naufragato a causa della mancanza dei requisiti di abitabilità. Adesso il progetto è di realizzare un centro di prevenzione della marginalità sociale

Uno spazio aggregativo di prossimità rivolto ai minori del quartiere dovrebbe sorgere invece nei locali di viale Castagnola a Librino, in quello che è stato il chiosco bar (con annesso centro scommesse) di Orazio Buda. All’uomo – considerato elemento di spicco del clan Cappello e ritenuto parte del gruppo dei Carrateddi, capeggiato da suo cugino, il boss Orazio Privitera – i beni sono stati confiscati nel 2016. Dal momento in cui, con un decreto del direttore dell’agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, è stato trasferito al patrimonio indisponibile del Comune nel febbraio del 2020, l’immobile non è mai stato utilizzato. Ma, come si legge nella delibera con una definizione riduttiva, «è stato oggetto di vandalismo». Lasciato aperto e in totale stato di abbandono, nel tempo, si sono accumulati rifiuti di ogni tipo, vi hanno trovano rifugio topi, blatte e pulci e qualcuno continua a utilizzarlo anche per fare la pipì lontano da occhi indiscreti. Ora c’è la speranza (più concreta per via delle risorse del Pnrr) di restituirlo alla collettività con un progetto di riutilizzo sociale destinato in particolare ai più piccoli del quartiere. 

Gli stessi destinatari anche degli interventi di riqualificazione pensati per l’immobile confiscato in contrada Vaccarizzo al Villaggio Cielo Azzurro dove, dopo i necessari lavori di manutenzione, dovrebbe essere realizzato un centro educativo per minori e una colonia marina sociale. In seguito al provvedimento del direttore dell’Anbsc che lo ha trasferito al patrimonio del Comune nell’agosto del 2014, la struttura finora non è mai stata utilizzata a causa, anche in questo caso, delle «cattive condizioni di manutenzione». Le stesse in cui versa il bene al civico 16 di via Anapo – che è stato acquisito dall’ente comunale nel novembre del 1999 e finora utilizzato soltanto come deposito – per cui c’è il progetto di trasformarlo da supermercato della mafia a supermercato sociale.

Un intervento di riqualificazione è previsto anche per l’immobile in via Monte Sant’Agata. Entrato a fare parte del patrimonio indisponibile dell’ente dall’ottobre del 2002 e fino a oggi utilizzato solo parzialmente come archivio, adesso lì dovrebbe trovare sede l’ufficio beni confiscati del Comune di Catania. Che, come descritto nel documento, dovrebbe avere anche uno «sportello front office a servizio dell’utenza per agevolare il rapporto con i beneficiari e la semplificazione delle procedure» la cui istituzione era già prevista nel regolamento approvato in una seduta del Consiglio comunale nel giugno del 2014. Non solo immobili, tra i beni a cui dare nuova vita con i fondi del Pnrr c’è anche un terreno: quello che si trova in contrada Telegrafo vecchio e dove il progetto prevede la realizzazione di un’area a verde e di uno spazio gioco all’aperto per il quartiere San Giorgio. Confiscato nel 2010, è entrato a fare parte del patrimonio del Comune nel maggio del 2015 e, stando a quanto scritto nel documento, «risulta non utilizzato». 


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