Aggressione a Lo Monaco, disposta la vigilanza L’ad: «Poteva andare peggio ma non denuncio»

Sguardo basso e qualche piccolo arrossamento sul volto.
Pietro Lo Monaco ammette subito di avere poca voglia di parlare dopo l’aggressione subita ieri mentre si trovava a bordo di un traghetto per raggiungere il Calcio Catania, impegnato in trasferta a Potenza per la Coppia Italia di serie C. Un fatto condannato da più fronti quello di cui è rimasto vittima l’amministratore delegato dimissionario: le indagini almeno per il momento non hanno portato all’identificazione degli autori, ma hanno fatto scattare la convocazione di uno specifico comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica su mandato del prefetto Claudio Sammartino.

Il dirigente etneo è arrivato in via Etnea alla guida di un mini suv, accompagnato da
Giuseppe Gitto, avvocato e componente del consiglio d’amministrazione del Catania «Mi hanno convocato in un momento in cui io non sarei voluto essere presente», sono le prima parole pronunciate da Lo Monaco davanti ai microfoni. La scorta? «Queste sono cose che decideranno le persone competenti in materia. Quello che è successo ieri è accaduto in un luogo pubblico con telecamere e centinaia di persone».

Due particolari, la presenza di altra gente e degli occhi elettronici, che almeno per il momento porterebbero Lo Monaco a non recarsi davanti le forze dell’ordine per mettere nero su bianco quanto avvenuto. «
Io non denuncio perché non sono abituato a farlo – dice – Chi ha fatto quello che ha fatto è stato ripreso e con un po’ di buona volontà si possono identificare tutti». In queste ore circolano diverse ricostruzioni dei fatti. Dal pestaggio a colpi di cintura fino alle testate al volto. Lo Monaco, sollecitato dalle domande, prova a fare chiarezza di quanto avvenuto: «Poteva scapparci il morto, sono stato aggredito alle spalle mentre bevevo un caffè ma ho solo una frattura perché ho avuto la lucidità di portare sul ponte della nave queste persone. Poi per 25 minuti sono stato in balia di loro, con frasi becere, minacce e accuse».

Epilogo amaro di un qualcosa che secondo il dirigente campano era già scritto. Dai muri della città che nei mesi scorsi sono stati
ricoperti di insulti fino alla testa di un maiale ritrovata nel cerchio di centrocampo dello stadio Angelo Massimino. L’indagine su quest’ultimo episodio, come MeridioNews ha raccontato in esclusiva, mirava verso i gruppi organizzati della curva Sud ma gli inquirenti non hanno trovato una mole di prove adatta a sostenere l’accusa, ecco perché si è scelto di avanzare richiesta d’archiviazione dell’indagine. «Ieri è andata bene perché poteva scapparci il morto – ribadisce Lo Monaco – Dico però che l’episodio è stato preannunciato anche dagli striscioni oltre che da una campagna social vergognosa. Ci sono state poi anche le dichiarazioni fatte dal sindaco: poteva anche evitare di farle perché è il primo cittadino di Catania e non un tifoso». 

Al termine dell’incontro in prefettura, a cui hanno preso parte oltre a Lo Monaco i massimi vertici delle forze dell’ordine e il presidente della Lega Pro
Francesco Ghirelli, gli uffici territoriali del governo hanno deciso di adottare «le opportune misure di vigilanza» nei confronti del dirigente. Il Catania dopo la partita vinta in trasferta ieri e giocata nonostante l’iniziale volontà dei calciatori di fermarsi, tornerà in campo domenica 1 dicembre in trasferta contro il Rieti. L’8 dicembre si tornerà invece tra le mura amiche, e forse con il pubblico sugli spalti dopo i problemi del club con la storica società addetta agli steward, per la partita contro il Rende.


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