Il «vespaio di polemiche» dopo la mancata elezione di Santi Borzì a presidente del Consiglio comunale continua a tenere banco nell'agenda politica belpassese. Nessuna defezione ma il sindaco Daniele Motta lascia «la porta aperta a chi vuole andare via»
Belpasso, ancora botta e risposta sul tradimento elettorale Assessore: «Mai ostaggio dei capricci di qualche consigliere»
«In un mondo di arrivisti, buona regola è non partire». La frase dello scrittore siciliano Gesualdo Bufalino è la citazione scelta dal gruppo di Diventerà bellissima di Belpasso. Diversi esponenti, primo tra tutti l’assessore all’Urbanistica Moreno Pecorino, l’hanno condivisa sui propri profili Facebook accompagnandola con una lunga nota. L’argomento è ancora l’elezione a presidente del Consiglio comunale di Patrizia Vinci. O, meglio, la mancata elezione di Santi Borzì che, da settimane ormai, è diventato il punto quotidiano all’ordine del giorno dell’agenda politica belpassese. «Non sono più disposto a parlare, pretendo che si continui a lavorare», ha dichiarato il sindaco Daniele Motta che dalla riunione delle scorso venerdì era uscito convinto della compattezza della maggioranza. Smentito, almeno in parte dal coordinatore di Belpasso Futura Salvo Licandri che a MeridioNews aveva parlato di «una crepa che non si risolve in due ore».
E, infatti, la questione sembra tutt’altro che chiusa, mentre continua «un vespaio di polemiche». Così lo ha definito l’assessore Pecorino che, nel suo post, sostiene di non avere mai fatto «un accordo sui nomi ma sulle posizioni da assegnare in rappresentanza a ogni lista». Il «problema di interpretazione» a cui aveva fatto riferimento il primo cittadino nell’intervista rilasciata a MeridioNews. «Le aspirazioni personali – aggiunge il componente della giunta Motta – non possono incidere sulla volontà di una maggioranza di persone: che piaccia o meno, si chiama democrazia».
La persona con aspirazioni a cui si fa riferimento, pur senza mai farne il nome, è senza dubbio il consigliere Santi Borzì che per Pecorino sarebbe stato «sostenuto dall’opposizione. Gli incontri riservati e le intese con la minoranza non ci scandalizzano ma dissentiamo dal metodo», aggiunge l’assessore convinto che il sindaco e la maggioranza non possano rimanere «ostaggio di ambizioni e capricci di qualche consigliere». Non uno a caso ma sempre Borzì che, sentendosi chiamato in causa ha commentato il post esternando la propria confusione. «Essere definito arrivista da chi ha cambiato casacca, anche tra primo e secondo tempo della stessa partita, non so se ritenerlo un’offesa o un complimento». Al di là delle interpretazioni, il mancato presidente del Consiglio torna a parlare di «vendetta trasversale» per l’accordo elettorale tradito che, però, «non mi indurrà a uscire da una maggioranza che ho contribuito come tanti e più di molti a costruire e portare avanti». In ogni caso, il primo cittadino ci ha tenuto a fare sapere che la sua porta «resta aperta per chiunque decidesse di andare via».
È «con il fegato gonfio e masticando veleno» che l’assessora alla Pubblica istruzione Fiorella Vadalà dice di avere affrontato tutta la vicenda. E forse anche i giorni prima. «Il periodo precedente alle elezioni del presidente era un via vai di solite persone che si interfacciavano quotidianamente con il sindaco per accaparrarsi una carica ambita». Tra queste ci sarebbe anche la sua. «Chiedono il mio assessorato per restare in maggioranza, come fosse un obolo di garanzia, una stelletta da appuntare al petto», critica Vadalà che, pur non guardando all’eventualità come a una tragedia, vorrebbe avere il tempo per completare il cronoprogramma che si era prefissata. Lei, da consigliera indipendente, non ha fatto mistero di avere votato per Patrizia Vinci. «Liberamente e con estrema convinzione, perché ho amato l’idea di una donna presidente».