Crollo via Castromarino, il grido dall’allarme degli inquilini Legali: «Diamo al Comune 48 ore per ritirare l’ordinanza»

«Siamo con l’acqua alla gola». È questa la metafora che hanno usato gli ex inquilini della palazzina crollata di via Castromarino durante la conferenza stampa organizzata questa mattina per denunciare di essere stati abbandonati dalle istituzioni. Cittadini dimenticati, ma non del tutto. Il Comune di Catania, infatti, ha pensato a loro nell’ordinanza pubblicata lo scorso 12 maggio (con tanto di elenco completo con nomi e cognomi di tutti i proprietari degli immobili) per chiedere di presentare alla direzione Urbanistica «un progetto di restauro e risanamento che preveda il completamento di tutte le opere, compresi i collaudi, per il rilascio dell’agibilità». A spese loro. Pena sanzioni da pagare. 

«Dal gennaio del 2020 siamo rimasti senza casa e senza niente», racconta una ex residente, Oriana Pappalardo Calareso. Quasi un anno e mezzo fa, in quell’area del quartiere Antico Corso, a pochi passi da via Plebiscito, si è creata una «improvvisa voragine» e, sin da subito, è stato ipotizzato un collegamento con i lavori della metropolitana per il completamento della tratta Stesicoro-Palestro. Lo stesso giorno del crollo, il cantiere è stato bloccato e sono iniziate le indagini con un fascicolo aperto dalla procura. Il cantiere è poi stato dissequestrato e gli uffici comunali hanno autorizzato gli interventi di messa in sicurezza preliminari per far riprendere i lavori. È stato poi il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a comunicare all’amministrazione di volere ottemperare alla esecuzione della messa in sicurezza dell’intero edificio per garantire il collegamento della tratta della metropolitana. Adesso, dal Comune arriva la richiesta ai proprietari di presentare un progetto per il restauro e il risanamento

I legali che assistono gli ex residenti hanno annunciato che «se il primo cittadino non interviene, faremo ricorso al Tar, gli diamo 48 ore di tempo per revocare questa ordinanza». Intanto, dall’amministrazione avevano fatto sapere che il provvedimento sindacale è stato emanato per «rendere legittimo il percorso amministrativo ormai in dirittura d’arrivo e per sanare la ferita di via Castromarino». Nella nota di precisazione, è stato aggiunto dall’ente che i proprietari avrebbero dovuto di inoltrare l’istanza alla direzione Urbanistica con un «sintetico progetto tecnico di risanamento» per il rilascio del titolo edilizio e dell’agibilità immobiliare. «Un semplice atto propedeutico, obbligatorio secondo le normative vigenti – precisano dal Comune – al fine di garantire la privata e la pubblica incolumità, il recupero urbano ed edilizio e il completamento della metropolitana».  

Le polemiche sollevate dai residenti e dai legali che li assistono per l’ente comunale avrebbe un «sapore demagogico». Intanto, dalla notte del crollo, in quelle case nessuno ci mette più piede. Fatta eccezione per qualche indesiderato visitatore occasionale. «Fino a ieri sera sono entrati anche i ladri – denuncia Pappalardo Calareso – A nostre spese abbiamo messo un faretto e siamo noi che ci occupiamo di vigilare il cantiere per cercare di tenerci care quelle quattro cose che ci sono rimaste. Senza amici, parenti e benefattori non avremmo saputo come fare. Vero che non è morto nessuno – conclude la ex inquilina – ma noi residenti non possiamo essere considerati morti. Siamo ancora vivi e continueremo a lottare».


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