Misterbianco, il sindaco protesta contro lo scioglimento Multato dai vigili. «Davanti al Comune per la comunità»

«Per anni ho rappresentato i cittadini e adesso sono qui per loro». Nino Di Guardo, fino a tre giorni fa sindaco di Misterbianco, è sicuro: «lo scioglimento per infiltrazioni mafiose è una umiliazione alla democrazia». Prima di rispondere alle domande sull’iniziativa di cominciare uno sciopero della fame, con tanto di lettera indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, c’è anche tempo per un fuori programma. Perché davanti al municipio, in via Sant’Antonio Abate, arriva una macchina dei carabinieri

Accanto ai militari in strada ci sono anche quattro vigili urbani. «Sindaco – dicono in coro a Di Guardo – da qui deve spostarsi». «Non ho nessuna intenzione di muovermi», replica lui. Dietro la sua postazione, cioè un tavolino rosso in plastica, c’è parcheggiato il camper di famiglia con affissi alcuni cartelli di protesta. Il mezzo però si trova sopra gli stalli per i motorini, motivo per cui Di Guardo si è visto notificare una multa da 170 euro che tiene in bella mostra. «Il mio tavolo di 80 centimetri quadrati ostruisce tutto – dice con ironia – Poi per le strade ci sono i camion che vendono meloni, patate e cipudde. A loro non dice niente nessuno».

Lei però resiste?
«Ho 76 anni, lo farò fino a quando avrò le forze. Quattro o cinque giorni, vediamo cosa succede. Poi è certo che non posso morire qua davanti».

Da cosa deriva la sua sicurezza?
«Io ho le mani pulite. Possono spogliarmi nudo e non troveranno mai nulla».

Però nelle intercettazioni dei parenti del suo ex vicesindaco, ritenuti reggenti mafiosi di zona, si parlava di appalti e posti di lavoro.
«Carmelo Santapaola è finito nei guai, agli arresti domiciliari, per intestazione fittizia di beni. Cose sue private, che non riguardano la vita del Comune». 

Quindi millantavano quando dicevano che si dovevano spartire il Comune?
«Certo, dicevano cose incredibili. Noi qua abbiamo assunto solo quattro persone e tutte con la mobilità. Erano in lista negli altri Comuni e li abbiamo portati qua». 

E gli appalti?
«Ma quale appalti e appalti. Gli appalti li fanno gli uffici specializzati».

Ha visto i nuovi commissari?
«Sono venuti due giorni fa. Oggi non ho visto nessuno. Ora bisogna fare morire il Comune, perché questi funzionari firmano una carta ogni tanto e il municipio crolla».

Con lei invece? 
«Avevamo un Comune sano e all’avanguardia con due milioni di avanzo di bilancio».

Ma allora perché è stata presa questa decisione?
«Me lo chiedo anche io. C’è una relazione che io non visto. Tutto ruota attorno a queste intercettazioni e sul fatto del mio ex vicesindaco finito ai domiciliari. Il prefetto Claudio Sammartino ha preso un abbaglio. Chi sbaglia paga e, per questo motivo, ho chiesto le sue dimissioni».

Ma quindi cosa c’è dietro? 
«Ho dato fastidio a chi è in alto, ma io resisto. Io sono un rompicoglioni e ho lottato contro la discarica, togliere un nemico può essere piacevole per qualcuno».


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