Le sfide che nel 2019 attendono la città di Catania I rifiuti e le incompiute con il fantasma del dissesto

Una città che vuole svegliarsi dal suo endemico torpore ma che deve fare i conti con un fantasma chiamato fallimento. Il 2019 per Catania non sarà un anno semplice. E non solo per le casse vuote di Palazzo degli elefanti. Le sfide che attendono il capoluogo etneo sono tante, difficili e, in alcuni casi, già affrontate ma con risultati fallimentari. Dal 2014, per esempio, si rincorrono gli annunci sull’apertura dell’ospedale San Marco a Librino. Sono passati cinquant’anni e Corso dei Martiri è ancora una lunga ferita aperta nel cuore della città. Per non parlare del Piano regolatore generale, trasformato in una sterile arma di propaganda elettorale che viene imbracciata ogni cinque anni da un sindaco diverso. Ecco i sei banchi di prova che ci attendono. 

Dissesto del Comune
Dopo la deliberazione del default, passaggio obbligato del Consiglio comunale votato a dicembre, per Palazzo degli elefanti non si esauriscono le sfide legate al dissesto. Nell’attesa che arrivi la commissione straordinaria di liquidazione, per prendere in mano l’enorme debito del Comune e ripianarlo, negli uffici si pensa già alla predisposizione del bilancio stabilmente riequilibrato. Un documento contabile che serve per stabilire quali spese il municipio è in grado di affrontare senza generare ulteriori passività. I tempi sono lunghi: oltre ai mesi necessari per l’elaborazione del testo, serviranno anche quelli che si prenderà il ministero dell’Interno per approvarlo. In questo contesto, a Catania toccherà stringere la cinghia: migliorare la riscossione dei tributi locali, pensare ai privati come sponsor (sul modello del Capodanno 2019), rastrellare finanziamenti pubblici per realizzare le opere di cui la città ha bisogno, ridurre i contributi comunali ai grandi eventi. Senza dimenticare le questioni occupazionali: il 2018 si è chiuso con una crisi di liquidità senza precedenti. Gli stipendi in ritardo e i mesi di arretrato hanno messo in ginocchio le circa diecimila persone che vivono coi guadagni provenienti dalla pubblica amministrazione. Non solo dipendenti comunali, ma anche e soprattutto lavoratori delle partecipate e dell’indotto (cooperative sociali e operatori ecologici, per citare due casi): è a loro che il Comune dovrà guardare con attenzione. Evitando di replicare le richieste di pazienza e di collaborazione reiterate alla fine dell’anno appena trascorso.

L’ospedale San Marco a Librino
La struttura che avrebbe dovuto rivoluzionare la mappa della sanità in provincia di Catania anche nel 2018 è rimasta una clamorosa incompiuta. Confermando un’infausta tradizione che si ripete dal 2014, quando la struttura doveva essere inaugurata. Basti pensare che nemmeno l’arrivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarela in visita per la prima volta nel quartiere periferico a sud della città, è servita a raggiungere il tanto agognato via. Gli annunci si sprecano e puntualmente vengono disattesi e l’unica certezza attorno a questa opera è la mancanza di certezze. Un nodo al fazzoletto all’orizzonte esiste, e rimanda a febbraio 2019. Periodo in cui il governo regionale e l’assessore alla Sanità, Ruggero Razza, sperano di avviare i trasferimenti dei reparti materno-infantile che oggi si trovano all’ospedale Santo Bambino. Per scoprirlo basterà attendere circa due mesi. In questi anni qualcosa per strada si è perso. Dai posti letti previsti, scesi rispetto al numero iniziale di 1.229, alla creazione, ormai andata in soffitta, di un centro ortopedico d’eccellenza. Intanto l’unico ad averci guadagnato è stato l’editore ed ex direttore de La Sicilia Mario Ciancio Sanfilippo. Proprietario dei circa 80 ettari di terreni in cui è stata costruita la struttura.

La gara settennale dei rifiuti
Cambiano i sindaci ma i risultati sono gli stessi e dalla gara settennale per la raccolta dei rifiuti a Catania non si riesce a spuntarla. Nel 2019 l’obiettivo sarà nuovamente l’affidamento dell’appalto. Sul tavolo per il momento restano le vie di fuga, chiamate mini bandi e continue proroghe. In mezzo ci sono scandali giudiziari, un presunto giro di mazzette, arresti e un traguardo che puntualmente assomiglia a una vetta irraggiungibile. L’ultimo a esserci riuscito era stato, nel 2008, l’allora sindaco Raffaele Stancanelli. Le cronache più recenti raccontano dell’ennesima proroga in arrivo, la prima di cui dovrebbe beneficiare l’azienda Dusty dopo avere vinto l’appalto ponte ad agosto 2018. Intanto la raccolta differenziata, con evidenti difficoltà, ha raggiunto la doppia cifra ma il sistema del porta a porta continua a essere come un buco nell’acqua dai costi esorbitanti. Senza soffermarsi troppo sulle numerose zone della città dove la separazione dei rifiuti è ancora affidata, unicamente, alla sensibilità della popolazione. 

La ferita di corso dei Martiri della Libertà
Da cinquant’anni è una voragine nel cuore della città. E, probabilmente, anche nel 2019 continuerà a essere tale nel suo complesso. La riqualificazione di corso dei Martiri della Libertà è una delle scommesse più grosse che riguardano il capoluogo etneo. Il 2018 verrà certamente ricordato come l’anno dei primi lavori dopo anni di annunci. Il meccanismo però si inceppato praticamente subito con gli immancabili ritardi e alcune aree completate ma già abbandonate. Il processo di rigenerazione urbana adesso dovrebbe arrivare nella zona di piazza delle Repubblica ma per percorrere il boulevard alberato, immaginato per collegare il Centro città al mare, bisognerà ancora attendere. 

Cittadella giudiziaria al viale Africa
L’appuntamento è già fissato per Natale 2019. Quando sotto l’albero potrebbe finire il progetto esecutivo per la gara d’appalto della cittadella giudiziaria di Catania. Un’operazione di 40 milioni di euro che ha come obiettivo quello di risanare e rendere nuovamente utilizzabile l’ex palazzo delle Poste al viale Africa, acquistato dal Comune nel 1999. Un mostro di cemento di sei piani, oggi simbolo del degrado, che dovrebbe diventare un mega contenitore di uffici. Con benefici non solo dal punto di vista logistico ma anche economico. Perché attualmente ammonta a quasi quattro milioni di euro il costo per gli affitti sparsi in tutta la città. L’ultimo sopralluogo nella struttura è stato fatto soltanto pochi giorni fa. E sulla questione il presidente della Regione Nello Musumeci è stato chiaro: «Sarà presto realtà».  

La revisione del Piano regolatore generale
Adottato nel 1964 e approvato nel 1969. Che il piano regolatore generale di Catania sia uno strumento essenziale per la città è fuori discussione. Lo è ancora di più se lo strumento vigente, ma mai attuato, è arrivato ai titoli di coda con il suo mezzo secolo di vita. L’avvio formale dei lavori per il nuovo Prg risale al 13 dicembre scorso, e già nel 2019 si capirà se la nuova amministrazione riuscirà a cambiare passo in un vicenda lunga e tormentata. La base da cui partire sarà la proposta del 2011 presentata dall’amministrazione allora guidata dal sindaco Raffaele Stancanelli. Il nodo al fazzoletto è già fatto ed entro il 2020 si dovrebbe arrivare a un nuovo schema di Piano regolatore. Per ridisegnare il volto della città partendo da alcune linee guida fondamentali: riqualificazione, recupero e delocalizzazione. Senza dimenticare le tante emergenze, come quella dell’edilizia pubblica. 


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